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Gaiadilana
: filera corta del tessile
Oggi
la lana si compra in Australia, viene lavorata in parte a Prato e poi
spedita in Cina per il prodotto finale. E così può capitare che la
giacca che indossiamo, prima di arrivare sulle nostre spalle, abbia
fatto il giro del mondo.
Quando
si usava la lana italiana, o altre fibre come la canapa, la filiera
tessile nasceva e si chiudeva localmente.
In
Italia però ci sono ancora otto - nove milioni di pecore, che
producono 93 mila quintali di «lana sucida», ancora da lavare. Il
95% di questa lana finisce in discarica o viene buttata. Il rimanente
5% viene usato in edilizia, come isolante termico, o da qualche
artigiano, che ancora resiste. La lana, ancora oggi, potrebbe essere
una risorsa importante. Vestendosi con abiti più pesanti, si
potrebbe abbassare di 2 gradi il riscaldamento delle abitazioni
durante l' inverno: in questo modo avremmo già raggiunto il 20% del
risparmio energetico previsto dal trattato di Kyoto.
L'economia
globalizzata ha fatto sì che costi così poco un golf che ha
percorso migliaia di km che si lasci marcire la lana italiana nelle
discariche o si bruci negli inceneritori.
GaiaDiLana
riscopre le possibilità di utilizzare la lana italiana ritirandola
direttamente dai pastori e lavorandola interamente a mano.
La
lana che noi lavoriamo arriva dagli allevatori della nostra provincia
(VB) e zone strettamente limitrofe. Anche grazie al territorio
prevalentemente montano gli allevamenti sono tutti medio piccoli e a
conduzione familiare, e gli animali passano quasi tutto l'anno al
pascolo.
La
materia prima per i nostri feltri quindi è a km zero e...oltre
all'acqua, al sapone e al nostro lavoro non serve nient'altro per
produrli. Senza uscire dalla Val Grande riusciamo a trasformare il
vello di una pecora in un feltro artigianale.
Le
lavorazioni sono infatti interamente artigianali, scelta fatta per
far rivivere e onorare tradizioni e saperi antichi che vanno
sparendo.
La
scelta di lane locali è dettata anche dalla volontà di riconoscere
ai pochi allevatori che ancora non hanno abbandonato le montagne
l'importanza della loro presenza e il valore del loro “oro bianco”
che ultimamente erano costretti a portare in discarica. Inoltre la
qualità delle lane di pecore al pascolo montano nulla ha da
invidiare a quella proveniente dagli allevamenti intensivi
australiani dove peraltro gli animali vivono in condizioni
inaccettabili.
La
lana è stata per millenni un ingrediente base della civiltà
contadina, una materia prima indispensabile alla sopravvivenza.
Riscoprire le possibilità di utilizzare la lana significa anche
riappropriarci di un pezzo della nostra storia.
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