I FILATI


Oggi il 95 % della lana italiana non ha acquirenti e finisce in discarica.

Perché?

Perché la quasi totalità della lana acquistata in Italia proviene dagli allevamenti intensivi (che comportano i noti problemi di inquinamento e di sofferenza degli animali vedi link,link2 ) di Australia e Nuova Zelanda, viene lavorata in Cina e infine commercializzata in Italia.


I filati GAIADILANA sono prodotti con lana proveniente da allevamenti familiari della provincia del Verbano-Cusio-Ossola e lavorati interamente a mano.

La filatura avviene sia con un filarino tradizionale che con una filatrice elettrica.


La lavorazione legata all'area di produzione della materia prima, permettendo la piena tracciabilità della filiera produttiva, attribuisce ai nostri filati un carattere di unicità ormai sconosciuto nell’era della globalizzazione.

Gaiadilana : filera corta del tessile


Oggi la lana si compra in Australia, viene lavorata in parte a Prato e poi spedita in Cina per il prodotto finale. E così può capitare che la giacca che indossiamo, prima di arrivare sulle nostre spalle, abbia fatto il giro del mondo.

Quando si usava la lana italiana, o altre fibre come la canapa, la filiera tessile nasceva e si chiudeva localmente.

In Italia però ci sono ancora otto - nove milioni di pecore, che producono 93 mila quintali di «lana sucida», ancora da lavare. Il 95% di questa lana finisce in discarica o viene buttata. Il rimanente 5% viene usato in edilizia, come isolante termico, o da qualche artigiano, che ancora resiste. La lana, ancora oggi, potrebbe essere una risorsa importante. Vestendosi con abiti più pesanti, si potrebbe abbassare di 2 gradi il riscaldamento delle abitazioni durante l' inverno: in questo modo avremmo già raggiunto il 20% del risparmio energetico previsto dal trattato di Kyoto.

L'economia globalizzata ha fatto sì che costi così poco un golf che ha percorso migliaia di km che si lasci marcire la lana italiana nelle discariche o si bruci negli inceneritori.


GaiaDiLana riscopre le possibilità di utilizzare la lana italiana ritirandola direttamente dai pastori e lavorandola interamente a mano.

La lana che noi lavoriamo arriva dagli allevatori della nostra provincia (VB) e zone strettamente limitrofe. Anche grazie al territorio prevalentemente montano gli allevamenti sono tutti medio piccoli e a conduzione familiare, e gli animali passano quasi tutto l'anno al pascolo.

La materia prima per i nostri feltri quindi è a km zero e...oltre all'acqua, al sapone e al nostro lavoro non serve nient'altro per produrli. Senza uscire dalla Val Grande riusciamo a trasformare il vello di una pecora in un feltro artigianale.

Le lavorazioni sono infatti interamente artigianali, scelta fatta per far rivivere e onorare tradizioni e saperi antichi che vanno sparendo.

La scelta di lane locali è dettata anche dalla volontà di riconoscere ai pochi allevatori che ancora non hanno abbandonato le montagne l'importanza della loro presenza e il valore del loro “oro bianco” che ultimamente erano costretti a portare in discarica. Inoltre la qualità delle lane di pecore al pascolo montano nulla ha da invidiare a quella proveniente dagli allevamenti intensivi australiani dove peraltro gli animali vivono in condizioni inaccettabili.

La lana è stata per millenni un ingrediente base della civiltà contadina, una materia prima indispensabile alla sopravvivenza. Riscoprire le possibilità di utilizzare la lana significa anche riappropriarci di un pezzo della nostra storia.